venerdì 22 maggio 2015

La lista dei rimpianti


E' passato più di un mese da quando sono tornata a casa, e io praticamente solo stamattina mi sono ricordata dell'esistenza di questo blog. Allora è vero che lo usavo come mezzo per far arrivare notizie in Italia, allora è vero che mi ci sfogavo e basta.

Ho fatto un po' di soul searching negli ultimi trenta (leggi: trecento) giorni. Mi sono chiesta perchè faccio tante cose che faccio, perchè è così difficile creare nuove abitudini e così facile ricadere in quelle vecchie, perchè scrivo e soprattutto perchè non scrivo.
Una delle pochissime conclusioni a cui sono arrivata è stata che uno dei motivi per cui ho smesso di scrivere è che da qualche tempo scrivevo quello che pensavo la gente volesse leggere. Strano, perchè tutti i grandi scrittori consigliano di scrivere per noi stessi, di scrivere quello che vogliamo leggere. 
Ho scritto così per anni e non l'ho mai fatto leggere a nessuno, perchè era per me: era quello che io volevo leggere, e chi lo sa poi gli altri che capiscono. Vallo a capire, poi, come le interpreta, la gente, le cose che scrivi.
Quindi è successo che volevo farmi leggere da qualcuno, confrontarmi un po' con i miei demoni, e l'unico modo per farlo era scrivere qualcosa che potessi orgogliosamente mostrare a tutti.

Ho fallito miseramente. Invece che scrivere un capolavoro, ho smesso del tutto.
Quindi ora basta, scrivo perchè mi va e chi vuole leggere, legga.





Una delle cose più belle di abitare di nuovo qui è la possibilità di uscire di casa e incontrare subito qualcuno con cui puoi essere te stesso al cento percento.
Durante una delle bellissime, onestissime conversazioni che ho avuto il piacere di fare nell'ultimo mese, riflettevamo sul fatto che, stando a Facebook, un anno fa non è più lontano di un paio di giri della rotella del mouse. Il fantastico Diario di Facebook ci ha regalato la stuzzicante possibilità di tornare indietro nel tempo quando vogliamo, e questo ci impedisce di dimenticare quanto eravamo stupidi. Bimbiminkia. Innamorati. Egocentrici. Ingenui.

Un anno fa è così lontano, ora, che sembra una vita. Altro che un paio di giri della rotella del mouse.
Non voglio stare qua a fare uno di quei pipponi infiniti che iniziano con "se potessi tornare indietro" e finiscono con "avrei fatto tutto diversamente ma non ho rimpianti". Perchè sono cazzate. I rimpianti ce li ho. Vanno da "quella volta che ho fatto una battutaccia che ha messo tutti a disagio", a "quella sera in cui ho esagerato e se ci penso ho ancora voglia di nascondermi sotto a una mattonella". 
Quello che mi spaventa è che tra un anno c'è un'altissima probabilità che tra la lista dei miei rimpianti spunti fuori la voce "non ho neanche provato a fare il lavoro che pensavo di voler fare", e quello sarebbe una tragedia.
Va bene che i rimpianti ce li abbiamo tutti, ma un rimpianto così è abbastanza grande da aggrovigliarmisi sul cuore e rimanere lì, come un macigno, finchè non divento una vecchia cinica consumata dall'invidia per chi, a differenza di me, ancora può.

"Obiettivo" è una di quelle parole con cui sto facendo il gioco dell'odi et amo da un po'. Un giorno voglio comprarmi una vision board e metterci una foto dello skyline di Manhattan, il giorno dopo se la sento scoppio in un pianto isterico. Bipolarismo portami via.
Lentamente, ci sto facendo pace.
La chiave sta nel guardare la breve distanza, non l'orizzonte. Nel senso: l'obiettivo per i prossimi sei mesi è non aggiungere troppe cose alla lista dei rimpianti. Odiarmi un po' di meno tutti i giorni. Guardarmi allo specchio e dirmi "visto che ci sei riuscita a non autosabotarti?".

E' questo quello che intendono, quando dicono "crescere"?