lunedì 6 luglio 2015

"Vada come vada..."

Io non ci penso mai a come sarebbe potuta andare.
Dicono sia deleterio, dicono che "ma" e "se" erano due fessi che giravano per il mondo, e che comunque non lo saprai mai cosa avrebbe potuto essere e e chiedertelo non fa che farti stare male. Dicono che non si debba fare, e forse hanno ragione.
Poi succede qualcosa: un incontro fortuito in una piazza sconosciuta del centro di Roma, un vecchio hard disk che sembra essere il vaso di Pandora, una foto storta appesa al muro, una lettera scritta e mai consegnata.
Allora ci penso, a come sarebbe potuta andare. Penso che di certe cose ci facciamo una ragione, di altre no. 
Mi chiedo dove vada a finire tutto il bene, quando poi non ce lo si scambia più.

Il cervello umano è incredibile: tiene tutto, non butta mai via niente, soltanto lo nasconde dove tu non puoi arrivarci, in qualche dimenticatoio inaccessibile che forse esiste per proteggerti. Come mia madre. 
Poi basta un niente ed eccolo: ti ricordi tutto. La chiave che apre il dimenticatoio è sempre qualcosa di banale, una canzone, un odore, due o tre parole messe bene in fila. Ti chiedi come avevi fatto a dimenticare.

A sedici anni mi sembrava tutto indimenticabile. Ogni secondo, ogni serata, ogni parola detta da un amico. Vivevo tranquilla, certa che avrei ricordato tutto per sempre. 
Il rumore dei motorini e delle moto, e sapere sempre chi stesse arrivando prima che girasse la curva. I soprannomi incomprensibili e quelli scontati. Li litigate infinite con i miei, perchè io scalpitavo per tutto e loro non mi vedevano pronta... e avevano ragione. Il telefono che squilla a tutte le ore, chissà quante cose avevamo da dirci, ora sembra assurdo parlare con una persona per sei ore ed attaccare solo perchè "ci vediamo tra dieci minuti". 
La spontaneità delle emozioni, dirsi "ti voglio bene" senza pensarci due volte. Fare tutto, tutto, tutto, solo perchè fa stare bene qualcun altro. Non dire mai "che palle" o "non mi va", non farsi problemi inutili sul "chi esce?" perchè qualcuno c'era sempre e vogliamo bene a tutti. Le sorprese, i regali, venti chilometri per un abbraccio. Ora mi chiedo se sarei capace a volere così bene a qualcuno, a lasciare che qualcuno voglia così bene a me, senza vederci alcuna malizia, nessun secondo fine. 

Quando poi i rapporti si deteriorano, quando le persone si allontanano, dove va a finire tutto il bene?
Per fortuna questo è il 2015 e ci sono mille modi per sapere una persona come sta, che sta facendo, in quale parte del mondo vive. Ci sono persone che non sento da anni eppure mi sembra di aver appena finito di parlarci su una chat di msn. Nel frattempo sono cresciuti, si sono laureati, sono emigrati, hanno fatto viaggi, avuto relazioni, cambiato case, hanno vinto e perso, hanno sofferto. 
Vedo le foto e penso che quei ragazzini sono diventati uomini... anche se a me sono sempre sembrati uomini. 
Siamo così vicini, eppure così lontani. Troppo lontani per trovare il coraggio di scrivere "ciao, come stai" oppure "oggi ti pensavo, ho un pupazzo gigante in camera che mi impedisce di scordarmi di te". O ancora "ti ricordi di quel giorno che siamo andati al lago", "non riesco a sentire questa canzone senza pensarvi", e la più gettonata "ciao, mi manchi... tu ci pensi mai?".
Quanto è difficile tendere una mano, quando non hai la certezza assoluta che qualcuno dall'altra parte la afferrerà. Quanto abbiamo paura di farci male, quanto ci spaventano quei lividi sull'orgoglio. Io mi piacevo molto di più quando dicevo la prima cosa che mi passava per la testa, non ero avida di dimostrazioni d'affetto e mi sarei fatta sparare per un amico.
Dove è andato finire tutto questo bene?


Dicono che, quando qualcosa finisce, sia più facile elaborare la perdita se si ha qualcuno a cui dare la colpa. 
Ci abbiamo provato per anni: abbiamo tirato su un polverone e abbiamo addossato tutte le colpe addosso a qualcuno forse soltanto perchè non sapevamo a chi altro darle. Era più facile mettere una la foto di qualcun altro al centro del bersaglio, che la nostra.
Perchè poi ci pensi, ci ripensi, continui a ripensarci e arrivi alla conclusione che in fondo potresti incolpare tutti, ma dovresti incolpare te stessa. 
Siamo state noi, abbiamo mollato troppo presto. Non abbiamo insistito abbastanza, non l'abbiamo gestita bene. Eravamo arrabbiate, eravamo ferite ed avevamo paura, ma è colpa nostra, dovevamo tenere duro.


Questo è quello che cambierei, se potessi tornare indietro.
Adesso è più difficile, non dipende più soltanto da noi, le persone cambiano. Forse quel bene che noi continuiamo a sentire, dall'altra parte non c'è più. Forse si è trasformato in un "tante belle cose" scritto su un biglietto di auguri e poi lasciato lì.
Però questo è quello che vorrei ancora cambiare, perchè ancora si può. A me, eterna ottimista, non spaventano un paio di porte in faccia e un orgoglio un po' ammaccato... Mi spaventa molto di più avere qualcosa da dire, avere ancora un po' di bene da dare, e non poterlo fare più. Perchè la vita cambia, la gente se ne va, a volte in posti dove non possiamo andarcela a riprendere, e quella secondo me è l'unica vera fine.

E noi si era detto "vada come vada, tutti insieme fino alla fine".






"And it's happened once again
I'll turn to a friend
Someone that understands
Sees through the master plan

But everybody's gone
And I've been here for too long
To face this on my own
Well I guess this is growing up"