sabato 27 febbraio 2016

Di Caprio vincerà l'Oscar, ma non dovrebbe.


Il 28 Febbraio è proprio dietro l'angolo, e iniziano ad apparire sul web foto dell'infinito tappeto rosso di fronte al Dolby Theatre che tutte le più grandi star del cinema mondiale calcheranno tra qualche ora.

Il 2016 è stato in assoluto l'anno di cui si è parlato di più degli Oscar, soprattutto prima della cerimonia: un po' di tram-tram dopo l'assegnazione dei premi è normale (soprattutto se la Miglior Attrice Protagonista fa un capitombolo su per le scale, o se la presentatrice rompe l'internet con un selfie di 20 milioni di dollari), ma la super attenzione mediatica di quest'anno è anormale, ed è tutta a causa di Leonardo Di Caprio.


I prossimi Academy Awards vedono Leo sedere in platea come nominato nella categoria di Miglior Attore per la quinta volta. Il suo ruolo in "The Revenant" di Alejandro G. Iñárritu, che gli è valso la nomination, è intenso e totalizzante: Di Caprio veste i panni di Hugh Glass, una guida per una battuta di caccia di pelli negli Stati Uniti della prima metà dell'800, il cui fato sembra essere quello di morire al seguito dell'attacco di un grizzly, ma la cui forza di volontà e desiderio di vendetta lo spingono a rimettersi in sesto per andare a cercare l'assassino del figlio. E' una storia cruda e crudele, raccontata in modo superbo da Iñárritu, che ha insistito per non utilizzare luci artificiali e ha trascinato cast e crew in un giro del mondo alla ricerca dei paesaggi perfetti. I prodotto finale è mozzafiato: un film visualmente senza precedenti, e performance sublimi, dal protagonista Di Caprio ma anche dalla sua nemesi Tom Hardy.
Il mondo ha accolto con giubilo la notizia della quinta candidatura di Leo agli Academy Awards: già dagli scorsi anni i social network erano stati invasi da meme e supposizioni sul perchè Leo sembrava sempre sul punto di vincere un Oscar, e poi non succedeva mai.


La prima candidatura è stata nel lontano 1994, quando Di Caprio aveva soltanto vent'anni e neanche lui ci sperava a vincere un Oscar per "Buon Compleanno Mr. Grape".
Da lì in poi la carriera di Leonardo Di Caprio ha iniziato la sua ascesa all'Olimpo di Hollywood: "Titanic" lo ha consacrato per sempre agli occhi delle ragazze di tutto il mondo, e lui si è garantito il ruolo di protagonista nel film che - a parimerito con altri due - rimane il più premiato della storia con le sue 11 statuette (ma di quella come Miglior Attore Protagonista manco l'ombra).
La nomination successiva è del 2005, e di cose ne sono successe parecchie: Di Caprio ha iniziato a lavorare con i registi più influenti del mondo, da Baz Luhrman a Danny Boyle e Steven Spielberg, e ha iniziato quello che sarà un lungo sodalizio con uno di loro: "The Aviator", il film per cui riceve la sua seconda nomination agli Academy Awards, è il secondogenito del matrimonio tra Di Caprio e Martin Scorsese, un'unione che gli porterà i ruoli migliori della sua carriera e tanta fama ma, ahimé, ancora nessun Oscar.


"The Aviator", però, ha tutte le carte in regola per vincere: basato su una storia vera, il film racconta la vita dell'aviatore, produttore cinematografico e regista americano Howard Hughes. E' il ruolo perfetto per gli Academy Awards. Di Caprio regala al pubblico la performance di una vita nell'interpretare un megalomane distrutto dai disordini ossessivi compulsivi e dai deliri di onnipotenza: tra gli esperti del settore si vocifera che l'Oscar sia già suo, che non ci sono rivali. E invece ci sono, ed è proprio a causa dei rivali che Di Caprio si vede soffiare la seconda statuetta, la prima che avrebbe davvero meritato.

Ma il 2005 è l'anno di Jamie Foxx, nominato per due film, e del suo incredibile Ray Charles che, a sorpresa, gli vale un Academy Award. Di Caprio siede in platea, sconfitto, ma giovane e nel clou della sua carriera.

Due anni dopo Leo è di nuovo lì, nominato per "Blood Diamond", uno dei film più sottovalutati della storia del cinema. Quest'anno la controversia non è il fatto che Di Caprio non abbia vinto l'Oscar, che invece va a Forest Whitaker, ma che sia stato candidato per il ruolo sbagliato.
"The Departed" è candidato agli stessi Oscar come Miglior Film e Miglior Regia, due statuette che Scorsese riesce a portare a casa, e perfino la co-star di Leo Mark Wahlberg è candidata come Miglior Attore Non Protagonista. Il giorno dopo gli Academy Awards il mondo si chiede se non sia stato uno svantaggio, per lui, essere candidato per un film che non ha vinto nulla, per un ruolo in cui è brillato meno.

La carriera di Leonardo Di Caprio, comunque, continua la sua ascesa, e tra fidanzate top model e ruoli cinematografici azzeccati, nel 2014 Leo è uno degli attori più influenti, più pagati, più famosi e più bravi del mondo.
Quel 2 marzo 2014 Leo arriva al Dolby Theatre al braccio di sua madre, e siede tra le prime file della platea consapevole che gli occhi del mondo sono puntati su di lui. Il suo ruolo in "The Wolf of Wall Street", il quinto film dall'unione Di Caprio-Scorsese, gli è valso la nomination all'Oscar in uno degli anni più prolifici dal punto di vista cinematografico. La competizione, nel 2014, è spietata: nella categoria di Leo, Miglior Attore Protagonista, ci sono un premio Oscar, un pilastro del cinema americano, un inglese universalmente osannato per le sue performance e un ex attore di commedie romantiche trasformatosi in meraviglioso attore drammatico. Sono Christian Bale, Bruce Dern, Chiwetel Ejiofor e Matthew McConaughey.
Per la prima volta in molti anni, gli esperti del settore sono titubanti: sul tavolo ci sono cinque performance straordinarie, ma la lotta vera è tra Di Caprio e McConaughey, e i fattori da considerare sono tanti. Mentre Jordan Belfort, il personaggio interpretato da Leo in "The Wolf of Wall Street", è un broker assetato di soldi che si divide tra donne e droga, McConaughey è la star di un piccolo film indipendente in cui interpreta un malato di AIDS che deve scendere a patti con la malattia e con la morte. Per il ruolo, McConaughey intraprende una trasformazione fisica che lo porta dal celebre fisico statuario a un look emanciato e morente, rendendo la performance ancora più credibile.


Quando risuonano nel teatro le parole "and the Oscar goes to Matthew McConaughey" le telecamere di tutto il mondo sono puntate su Leo, che incassa il colpo con un sorriso e un cenno del capo, non lasciando trasparire nessuna emozione (è un attore, dopotutto).


E' l'ennesima sconfitta per Leo, e il mondo prende a cuore la sua causa. "Date un Oscar a Di Caprio" è un titolo onnipresente, i meme della sua reazione-non reazione sono ovunque, si elaborano le teorie più disparate sul perchè l'Academy non vuole premiare la sua bravura: Leo è diventato la vittima, e la gente ama le storie che parlano di rivalsa. Vogliamo tutti che Di Caprio vinca l'Oscar, perchè impazziamo per le storie in cui la minoranza vince e giustizia è fatta.


Flash forward ad oggi: è il 2016, e Di Caprio si accinge a calcare il red carpet del Dolby Theatre un'altra volta.
Per "The Revenant" ha lavorato sodo: girando in condizioni meterologiche estreme, perdendo peso, mangiando del fegato di bufalo e del pesce vivo, imparando lingue straniere, reggendo la pressione di un film in cui è solo sullo schermo per la maggior parte del tempo.
Il mondo intero tifa per lui: si organizzano feste in vista della sua vittoria, spuntano i videogiochi in cui per vincere si deve far arrivare Leo alla statuetta, i disinteressati leggono articoli al riguardo per arrivare preparati al giorno in cui, parlando del più e del meno con qualcuno, dovranno dire la loro.
Durante la stagione delle premiazioni che precede l'Academy, le cose sono andate esattamente come dovevano andare: la scalata di Leonardo Di Caprio all'Oscar è partita da quando ha vinto il Golden Globe, ed è stata confermata dalla vittoria ai SAG Awards e ai BAFTA. Manca soltanto l'Oscar, e i segnali ci sono tutti. Questo è il suo anno. Di Caprio vincerà l'Oscar per "The Revenant", e saremo tutti contenti. Faremo feste, i giornali stamperanno la sua foto sorridente in prima pagina, e avremo il lieto fine che tutti volevamo, perchè giustizia è stata fatta. 


Però non è vero, che giustizia è stata fatta.
Il mondo ha preso così tanto a cuore i tentativi di Di Caprio di vincere, che ha perso di vista il contesto: Leonardo Di Caprio è stato bravo, ma è davvero stato il più bravo? La sua performance in "The Revenant" è davvero la performance per cui dovrebbe vincere il premio più importante della carriera di qualsiasi attore?


Guardiamoci intorno, e vediamo chi fa compagnia a Leo nella categoria di Miglior Attore Protagonista:
- Matt Damon, un pilastro di Hollywood da trent'anni, vincitore del premio Oscar a soli diciotto anni, candidato per "The Martian";
- Bryan Cranston, il Walter White di Breaking Bad che in "Trumbo" ribadisce il suo talento come attore drammatico;
- Eddie Redmayne, il campione in carica, che interpreta il primo transessuale della storia in "The Danish Girl", ricordandoci perchè l'anno scorso l'hanno già premiato;
- Michael Fassbender, alla sua seconda nomination all'Oscar, dopo una carriera stellare che gli è valsa praticamente tutti i premi del mondo e lo status di A-lister, candidato per la sua interpretazione mozzafiato di Steve Jobs nel film omonimo.
Cinque attori, cinque performance da Oscar.
Il rischio, adesso, è che l'ago della bilancia penda verso Di Caprio per le ragioni sbagliate: alla quinta nomination, Di Caprio ha inequivocabilmente dimostrato di essere un grande attore e di meritare la statuetta... ma questo non è un premio alla carriera. Questo Oscar, che vincerà, gli sarà dato ufficialmente per il ruolo di Hugh Glass in "The Revenant", ed ufficiosamente per le sue performance in "The Aviator", "Blood Diamond", "The Departed", "The Wolf of Wall Street" e perfino "Buon Compleanno Mr. Grape".


Di Caprio vincerà perchè sarebbe uno scandalo se qualcuno gli soffiasse l'Oscar da sotto al naso per l'ennesima volta: perchè l'Academy perdererebbe credibilità e, vista la protesta #OscarsSoWhite, non si può proprio permettere passi falsi. La vittoria di Di Caprio è un grandissimo crowd-pleaser, la buona azione che fa perdonare tutti gli sbagli precedenti, e a pagare lo scotto degli sbagli dell'Academy sono gli altri candidati nella categoria di Di Caprio. Sopra tutti, paga lo scotto il legittimo vincitore dell'Academy Award per Miglior Attore Protagonista, in un universo in cui la politica e le PR contano poco e le performance contano molto: Michael Fassbender.




Nota personale: io amo Leonardo Di Caprio, e sarò davvero contenta quando vincerà. Perchè non è "se vincerà", è "quando vincerà".

Altri pronostici: Brie Larson con "Room" batte Jennifer Lawrence con "Joy", Iñárritu ce l'ha praticamente già sulla mensola del salotto, Stallone vincerà per Miglior Attore Non Protagonista (e questo è un altro scandalo: tra Tom Hardy e Mark Ruffalo non si sa chi se lo meritava di più) e Kate Winslet vincerà di nuovo, coronando una volta per tutte il mio sogno di vedere Kate e Leo - Jack e Rose - con le rispettive statuette in mano.

Buoni Oscars a tutti!