martedì 30 luglio 2013

Deliri di onnipotenza - writing is mandatory



Ci sono quei giorni in cui non c'è un motivo particolare, devo solo scrivere.
Ci sono i giorni in cui devo scrivere per lavoro, o per l'università. Ci sono i giorni in cui devo scrivere una lettera per qualcuno, oppure devo aiutare qualcun'altro a scriverla. Ci sono i giorni in cui non scrivo e basta.
E poi ci sono giorni come oggi, in cui devo - obbligatorio - mettermi di fronte a una pagina bianca ed iniziare a scrivere.

Quando lo faccio è meraviglioso.
Mi fa impazzire la consapevolezza del potere che ho: soltanto tre parole e improvvisamente c'è un mondo nuovo, una persona nuova, una realtà diversa. 
Con una pagina bianca davanti, siamo tutti infallibili. Siamo tutti Dio.



Per qualche ora, oggi, voglio essere Dio.

domenica 28 luglio 2013

I 15 punti dell'amore.

1     Rispetto. 
Sempre e comunque.
2     Comunicazione.
Si parla di tutto, in qualsiasi momento se è necessario e se si deve urlare si urla.
3     Liti costruttive.
 Si tira fuori tutto a costo di fare male l’uno all’altra e poi si fa pace.
4     Parlare.
Se una cosa è bella si dice, se si è felici si dice, se si è scoglionati si dice. Si dice tutto quello che si vuole dire, specialmente le cose belle.
5     Iniziativa.
Si fanno tante cose insieme, ci si diverte e si ride e si vedono posti diversi e si gioca.
6     Comprensione.
Ci si mette sempre e comunque nei panni dell’altro e si cerca di capire.
7     Ascolto.
Se l’altro chiede qualcosa o comunica qualcosa, si ascolta bene e con entrambe le orecchie.
8     Sacrificio.
Si fanno anche cose che non si voleva se sono importanti per qualcuno.
9     Compromesso.
Non si vince sempre. E’ meglio stare insieme che avere ragione.
   Tolleranza.
Se si sbaglia, si riprova e si cerca di perdonare.
1     Trasparenza.
Non si tengono segreti, si dice anche quello che sembra scomodo.
         Unità.
 Una relazione si fa in due e solo in due.
         Fiducia.

         Pazienza.
     Complicità.

martedì 9 luglio 2013

Filtro

Ho un'amica (e mica una sola) che ADORA parlare. 
Parla come se non ci fosse un domani. Lei apre la bocca e chiacchiera. Il bello è che non dice niente. Le manca il filtro.

Mio fratello, invece, è un tipo criptico.
Parla poco, ma sono sicura che ha sempre qualcosa (di intelligente) da dire. Probabilmente il suo filtro è più fitto di quello della mia amica. 

Il filtro in questione è quell'organo - non scientificamente attestato, ma sono sicura che c'è - che setaccia tutto quello che proviene dal cervello e cerca di uscire tramite la bocca. 
Un organo particolarmente utile, senza il quale probabilmente la nostra vita sociale sarebbe molto più difficile. Quando, per esempio, vedete una persona sovrappeso ingozzarsi di cibo come se avesse vissuto in Cambogia negli ultimi sei mesi, il filtro è quella cosa che vi impedisce di avvicinarvi e sussurrare "Magnatela na cosetta, no?"
In questi casi il caro, amatissimo filtro ci salva la faccia. Letteralmente. Ci salva la faccia da un potenziale malrovescio.

In altri casi, il filtro ci rovina la vita.
Quando ci sono cose che vogliamo dire, ma che, per qualche motivo, il filtro non fa passare. Perchè magari sono cose che potrebbero far arrabbiare qualcuno, o che potrebbero scatenare una discussione. Oppure sono cose che non vogliamo dire ad alta voce, per non farci del male da soli. 
Quell'insieme di cose che poi dal filtro passa alla bocca dello stomaco, si annida tutto lì e poi sbrogliare i nodi diventa un casino. 

Ecco, il mio filtro è intasato.
Sono arrivata al punto di non sapere più dove mettere tutte queste cose che il filtro ha bloccato, e quindi dopo un po' le parole hanno iniziato a bypassare il dannato filtro e ad uscire direttamente dalla mia bocca, senza che potessi farci niente. Come un caso patetico di ubriachezza molesta, però perenne (ecco, l'alcol è una delle poche cose che manda il tilt il filtro e la roba esce da tutte le parti).

Quand'è così, come si fa?
Un bel respiro.
Si pulisce il filtro.

Si tira fuori tutto. Una volta per tutte. Senza paura.
"Bastano venti secondi di spudorato coraggio" (cit. We Bought a Zoo)

E poi si ricomincia.
(Stando attenti a non intasare tutto un'altra volta. Che mica si può andare dalla gente a sputargli in faccia rancori nascosti una volta alla settimana, eh! Sennò il malrovescio di prima lo prendiamo comunque.)


venerdì 5 luglio 2013

Due lettere, una sillaba


Mia mamma un giorno mi ha detto che la mia prima parola è stata "no".
Dice che alla tenera età di 7 mesi ("Eh sì, hai iniziato a parlare a sette mesi e purtroppo non hai più smesso." cit. mia mamma) mia sorella stava tentando di farmi mangiare con il solito, classico, orribile gioco dell'aeroplanino. Sapete no, quello in cui un troglodita alza il cucchiaio e inizia a parlare come Dory di Nemo dopo una lobotomia e cerca di imboccare il povero infante. Ma comunque. 
Mia sorella cercava di nutrirmi ed io, evidentemente spazientita da quel dannato aeroplanino, l'ho guardata e ho detto solo: "No". 
Così, senza aver mai parlato prima in vita mia.
Senza aver mai detto "mamma", o "pappa", o qualsiasi altra parola frequente come prima parola di un bambino. 
Mia mamma sostiene che fosse un "no" ben scandito, non un mugugno indistinguibile che qualcuno potrebbe aver scambiato per un no. Era un "no" convinto, consapevole e autoritario. 
Quella è stata la mia prima volta, ma ho continuato a dirlo per molti, molti anni.

Il fatto che "no" sia stata la mia prima parola dovrebbe dirla lunga.
Da quel primo "no" verso la pappetta, con gli anni, è diventato un "no" di molto più ampia portata.
Da "no alla pappetta" a "no ai cambiamenti", oppure "no alle occasioni" e il migliore: "no al duro lavoro".

La situazione poi mi è sfuggita di mano e la mia vita ormai è un susseguirsi di no.
Almeno Chiara e Martina avevano detto no solo al colesterolo (ma sì a Valsoia, bada bene), io dico no no no no no no a tutto quanto. Se fossi tedesca potrei tranquillamente passare per la pronipote di Hitler.

Dire di no significa non cambiare, non andare avanti, non peggiorare e non fare errori. In realtà significa non fare assolutamente niente, e non facendo niente non si può sbagliare.
E invece magari è proprio non facendo niente che si sbaglia tutto.

Ho quindi deciso che, liberamente ispirandomi a Jim Carrey in "Yes Man", dirò di sì.
Sono comunque due lettere, una sillaba. Non si fa nessuno sforzo a sostituire il "no" con il "sì", quindi dirò di sì.
Non a tutto, certo. Non è che se adesso arriva Jim Carrey e mi chiede di andare a buttarmi dalla cima di una montagna a cavallo di una mountain bike gli dico di sì (dovrei prima imparare ad andare in bici...). 
Però magari è vero che se ti apri al mondo le cose belle poi arrivano.

Quindi sì.

photo credits: Bianca Hall

giovedì 4 luglio 2013

Indipendence day


4 Luglio 1776 : tredici colonie nordamericane dichiarano la loro indipendenza alla Gran Bretagna, formando il nucleo attorno al quale poi nasceranno gli Stati Uniti d'America.

4 Luglio 2013 : la sottoscritta non supera un esame all'università e decide, dopo lunghe consultazioni con la sua amica, di non lasciare che questo giorno venga ricordato soltanto come il giorno in cui la suddetta non passò l'esame, ma più che altro come il giorno in cui WonderMeryLand venne alla luce.


Non sembra un'ottima introduzione per un blog, ma rimanete connessi e (forse) non ve ne pentirete.

Questo non è tecnicamente il mio primo blog.
Ho iniziato, come moltissimi altri, con i blog Windows Live, nel lontano 2006. Ero una quindicenne perennemente arrabbiata, ma avevo tantissime cose da dire. Maggiormente boiate. 
Tutto cambia nell'agosto 2008, quando parto alla volta degli Stati Uniti per un anno di studio in Oregon, e il blog diventa il mio principale contatto con gli amici e la famiglia, nonché la mia unica valvola di sfogo. Non ero più così arrabbiata ma, ancora, avevo tantissime cose da dire. Stavolta cose belle.
Un volta tornata in patria il blog passa da Windows Live a Wordpress (è ancora lì, per chi volesse conoscere il prequel) e, lentamente, diventa più un vecchio diario di ricordi che un blog vero e proprio.

Ultimamente, però, ho iniziato a sentire quel campanellino fastidiosissimo nella testa che suona soltanto quando c'è qualcosa che non va, e da brava paranoica schizzoide che sono non ho potuto far altro che correre dalla mia migliore amica (aka ancora di salvezza, mahatma gandhi, pozzo di scienza e conoscenza ecc., ma la chiameremo soltanto F.) per farmi analizzare e capire cosa ci fosse di sbagliato in me.
Ed ecco qua che abbiamo capito che dovevo ricominciare a scrivere, per una serie molto varia di motivi. Primo tra tutti, recuperare la mia sanità mentale.


D'ora in poi, a piccoli passi, ci scopriremo.
Welcome to WonderMeryLand.

Stay tuned.


p.s. per chi volesse conoscere il prequel: kingdomofnowhere.wordpress.com enjoy!