mercoledì 11 marzo 2015

Al tramonto


Succede che mi ricordo cose che ho detto, fatto o pensato e rabbrividisco. Mi mangio le mani, oppure vorrei nascondermi sotto terra, o tornare indietro nel tempo e prendermi a capocciate. In quel momento però sono sicura di aver avuto i miei ottimi motivi per dire, fare o pensare quelle cose che ora mi fanno venire la nausea al solo ricordo. Poi uno cresce, matura, si evolve e certe cose non le faremmo più, diventano inconcepibili, diventa strano anche solo pensarci. Quando ci rivengono in mente ci sentiamo stupidi perché non ricordiamo più cosa ci abbia spinti a farle, non riusciamo più a sentirci come ci sentivamo... non c'è cosa più difficile di provare a riprodurre un'emozione, una volta che se n'è andata.

A me ogni tanto capita di riuscire a sentirmi di nuovo come mi ero sentita una volta. Se mi impegno ogni tanto riesco di nuovo a sentire quel nodo alla gola che avevo prima di scendere dall'aereo a Portland. 
A volte ricordo esattamente com'era sentire la pelle d'oca e le mani che tremavano la prima volta che ho detto "ti amo". 
Se chiudo gli occhi posso tornare alle prime tre note di "With or without you" al mio primo concerto degli U2, alla gioia che era troppa e non mi faceva piangere e ho pensato di impazzire perchè ero troppo felice. 
Non dimenticherò mai il dolore sottile ma inevitabile di quando ti si spezza il cuore.
E, se mi concentro, riesco a sentirmi come mi ero sentita quando sono arrivata qui.

La sera tornavo ad un'altra casa, da un altro lavoro. 
Londra si calmava improvvisamente mentre camminavo, il sole scendeva lento, l'aria era sempre carica di aspettative: un pasto caldo, un sorriso, le promesse delle notti estive. I piumini che diventano giacche, le giacche che diventano magliette a maniche corte. Le porte delle case che si aprono e lasciano che il loro calore invada le strade per qualche secondo. Un amico, un abbraccio, le domande di circostanza che sembrano le parole più belle del mondo. La sensazione di essere dove devi essere, e che tutti questi "lavori in corso" stanno per arrivare alla fine, per portare dei frutti. Una birra, un sidro e sogni ad alta voce in un giardino d'asfalto. 
E poi scende la notte.

Stasera sono uscita a fare una passeggiata non appena mi sono accorta che il sole stava iniziando a scendere.
Il tramonto e l'alba sono i miei momenti preferiti della giornata: qualcosa inizia e qualcosa finisce. Il giorno e la notte arrivano sempre carichi di promesse, hanno sempre qualcosa da offrire,e a me piace tutta l'aspettativa che si respira.
Mentre camminavo ho pensato che devo tornare perchè sono mesi che non mi sento più come se fossi dove dovrei essere. E' troppo tempo che sono solo qui, lasciata al caso, in balia del vento. Sono andata lontano e non so come tornare indietro.
Ho paura e sono felice, ed è strano perchè è passato del tempo dall'ultima volta che ho sentito emozioni sincere venire da dentro di me piuttosto che da quello che mi succede al di fuori.

Penso ai tramonti mozziafiato su Roma, quando la luce sta per andarsene ed io torno a casa, con la pelle ancora calda da una giornata di sole e un vestito leggero che svolazza quando salto su per le scale. Sento il rumore dei piatti che mamma sta mettendo in tavola e papà che sposta la sedia per sedersi. Sento il sapore della birra fresca e l'immobilità dell'afa notturna. Sento una mano familiare che prende la mia, e una spalla su cui appoggiare la testa. 
La promessa di un'altra notte, e poi forse riusciremo a vedere l'alba.

Per momenti così vale la pena vivere.
Per viverli, torno a casa.




Mentre camminavo spunta l'arcobaleno. Lo prendo per un segno.





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