venerdì 19 settembre 2014

Tinder (c'è un problema di fondo)


Da queste parti tutti - e dico tutti - passano il loro tempo su un'app che si chiama Tinder. 
Io, che a quanto pare negli ultimi quattro mesi ho vissuto sotto a un sasso, non ne avevo mai sentito parlare fino a un mesetto fa. Quando poi ho capito che cos'era ho reagito come avevo reagito a Facebook sei anni fa: "manco morta".
Per chi, come me, vive sotto ai sassi, lo spiego in due parole: Tinder è una dating app che prende alcune nostre informazioni da Facebook, come nome, foto, età e interessi, e ci abbina a una serie di persone simili a noi che vivono nelle vicinanze. E' un enorme catalogo di foto, per ogni foto ci sono due opzioni: scorrere verso sinistra vuol dire "nah, il prossimo" e scorrere verso destra equivale a un "sei carino, ci può stare". Se entrambe le persone scorrono verso destra vengono avvertite e messe in contatto tramite la chat di Tinder. 
Questo, in due parole, è Tinder. Guardare foto di gente a random e decidere chi ci piace e chi no con un banale scorrimento di pollice.

Comunque, basta vedere com'è andata a finire con Facebook per capire che sono una persona molto coerente. Ho scaricato Tinder. Mi sono detta: "le mie colleghe ci si ammazzano dalle risate, e poi socializzare un po' non mi potrà fare poi così male", e l'ho scaricato.

Nell'arco di mezz'ora è stato dolorosamente chiaro che le mie amiche hanno pienamente ragione quando mi prendono per il culo per la mia incapacità di scegliermi gli uomini
Se dovessi azzardare una percentuale di ragazzi che mi hanno fatto scorrere il dito a destra (ergo "sei carino, ci può stare") direi che si aggirerebbe intorno al 3%. Tenendomi molto larga. Arrotondando per eccesso. Esagerando pure un po'.

Mentre guardavo le foto di questi perfetti sconosciuti, pensavo una serie infinita di cose. 
Ad esempio:
"Poveraccio questo però, a me non piace ma magari è un sacco simpatico"
"Questo sicuro è uno pieno di amici"
"Se solo sapessi che voce c'ha questo qui... perchè magari ha una bella voce e con una bella voce si guadagnano un sacco di punti"
"No, te proprio no"
"Guarda che faccia simpatica!"
"Ok, questo magari ha scelto una foto in cui è venuto male..."
"Gesù bambino peccarità"

Dopo la prima cinquantina di foto, le voci nella mia testa hanno iniziato a trasformarsi in quelle delle mie migliori amiche, che di solito sono presenti mentre faccio questo tipo di ragionamenti.
"Mery, te prego, no. Ma uno che si fa i selfie nella vasca da bagno vuota quanto pensi che sia intelligente?"
"Sì Me, ok, questo è figo, però non mi sa di niente, c'ha lo sguardo vacuo... Con la gente ti ci dovrai pur dire qualcosa no?"
"Se mi dici che ti piace questo ti giuro che non ti parlo più."
"No, la mia risposta è no. Qui c'è un problema di fondo."

Ho due amiche fantastiche.
Dolci, disponibili, gentili, leali e soprattutto abbastanza stronze da farmi sempre notare che, quando si tratta di me, c'è un problema di fondo.
E fin qui.
Che problema sia, in realtà non l'ho ancora capito.
Le suddette amiche non si sono mai dilungate in spiegazioni.
Se dovessi tirare a indovinare, direi che è qualcosa che suona come "se ti piacciono solo ed esclusivamente super belli poi non ti lamentare se hanno lo spessore intellettuale di un cucchiaino", o anche "tu ti fai veramente, seriamente, assolutamente troppe pippe mentali".

Dare spago a queste chiacchiere significherebbe riconoscere che il problema sono io, e la sottoscritta Miss Mipiaceignorareiproblemifinchènonmiscoppianoinfaccia 2014 non ha ancora deciso come prenderla.

La maratona su Tinder, comunque, continua.


Samantha Jones docet.




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