martedì 6 gennaio 2015

January blues

Con un grado centigrado e pioggia battente posso ufficialmente dire che Londra ha dato il benvenuto al 2015 in grandissimo stile: stile inglese, purtroppo.
Per fortuna dicono che non diventa peggio di così (come se il freddo, il vento e la pioggia non fossero brutti abbastanza): what you see is what you get. Un lungo inverno inglese a cui far fronte.




C'è un fenomeno in particolare che sembra stia affliggendo tantissime persone intorno a me, ultimamente. Musi lunghi, sospiri, improvvisi sbalzi d'umore, e come se non bastasse meno trucco, vestiti meno appariscenti, pranzi più abbondanti, meno parole e più silenzi.
Loro lo chiamano "January blues".
Quindi se chiedi a qualcuno "Hey, c'è qualcosa che non va?", ti risponderanno con una scrollata di spalle e un "Mah, solo un po' di January blues."
E tu continui a guardarli in attesa che ti spieghino che cazzo è sto January blues, dopo dieci minuti che li fissi capiscono e iniziano a parlare.
"E' quel male di vivere che ti viene a gennaio, perchè Natale è finito, le feste se ne sono andate e improvvisamente tutto sembra più grigio."
Mettici pure che le giornate si accorciano fino a che non restano sì e no tre ore di vera luce, e che piove così tanto che ti aspetti di vedere Noè che conduce gli animali all'arca da un momento all'altro.
Da Urban Dictionary: "January blues è lo stato d'animo in cui si entra quando finiscono le feste. Inizia il 2 gennaio e dura almeno fino al primo di febbraio. E' spiacevole perchè le vacanze sono finite, la primavera è lontana e i film che escono al cinema fanno schifo. Il Super Bowl può essere una buona cura per il January blues." (Grazie Urban Dictionary di avermi ricordato per l'ennesima volta che non vivo in America e quindi la cura del Super Bowl non vale per me. Come se uno se lo potesse dimenticare.)

Gennaio è un lunghissimo mese invernale di 31 giorni.
Farsi contagiare dall'epidemia di January blues è un attimo.

Quest'anno ho scelto un approccio diverso.
Questo 2015 ho deciso che voglio prenderlo di petto un mese alla volta, e per gennaio ho già grandi progetti: manca soltanto un mese alla prova costume, tanto per cominciare. Non c'è momento migliore per ammazzarsi di palestra.
Gennaio sarà anche l'ultimo mese in cui vivrò nella stessa casa con due delle persone a cui voglio più bene a Londra: fuori fa freddo e non c'è momento migliore per stare tutti insieme sul divano a guardare la tv o a cucinare. Stasera, per esempio, barbecue e costolette.
Gennaio poi, mi dicono dalla regia, è il mese in cui si ha più energia per provare a mantenere i buoni propositi fatti per Capodanno. Non c'è momento migliore per fare ricerche, dentro e fuori. Mia mamma dice sempre che chi cerca, trova; mia mamma ha spesso ragione.

Non c'è momento migliore di gennaio, quest'anno, per fare tutto quello che si può fare per rendere il futuro un po' più bello da vivere. Per prepararlo in un modo che ci faccia dire "non vedo l'ora che arrivi". Per prendere la mira.

Ed è così che il January blues si trasforma in lunghe, tiepide e bellissime mattinate sotto al piumone.
(Altro che Super Bowl.)



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