lunedì 26 gennaio 2015

Nord e Sud

Mi sveglio e mi stiracchio pigrissima e baciata dal sole timido di una domenica inglese.
Dopo aver capito chi sono, dove sono e che giorno è, azzardo qualche progetto per la giornata a venire.
Come dicevo, è domenica, e c'è il sole.
La domenica su di me ha sempre un po' quell'effetto "giornodelsignore" che richiede quasi che tu rimanga nel letto il più a lungo possibile, altrimenti sarebbe un sacrilegio. Il sole, poi, è quel timidissimo sole inglese che fa capolino da dietro le nuvole un minuto sì e due ore no, ma qui loro lo chiamano "sunny" comunque. Beata ignoranza.
Quindi, mi rigiro nel letto con il buon proposito di andare a fare una passeggiata in un quartiere di Londra che ancora non ho mai visto, tipo Chelsea.
Però fa freddo, ho una scatola di cioccolatini nella credenza e devo mettermi in pari con Orange is the New Black.

Vado-nonvado-vado-nonvado.
Vado.
Una donna saggia.

Chelsea sembra un piccolo mondo a parte, rispetto alla grande Londra.
Non c'è lo scintillio delle luci di Piccadilly, non c'è l'ostentazione di Notting Hill e neanche il menefreghismo di Camden: si respira un'atmosfera placida, calma, profondamente inglese.
Le case improvvisamente diventano belle, quasi invidiabili. Le macchine sono costose, i giardini curati, gli ospedali non cadono a pezzi.



La ricchezza traspare da ogni mattoncino rosso ma non ti prende a sberle in faccia come succede in altri posti. Ti sussurra all'orecchio, e dice: "Dicevi che non ti piace Londra, eh? Ma non sarebbe bello abitare qui?"


E mentre io cammino con il naso all'insù - perchè nel frattempo quel sole timido di cui sopra ha deciso di farsi vedere di nuovo - ecco che ricomincio a sentirmi un po' più turista, un po' meno padrona.



Sono abituata a questa città, ai suoi odori, ai suoi ritmi, alle sue tante contraddizioni. Lo sono talmente tanto da dimenticarmi, a volte, di essere soltanto un ospite qui.



Altro giro, altra corsa.

Un pacco di Amazon che doveva arrivarmi a casa si è rivelato essere troppo grande per la nostra buca delle lettere, e quindi viene tenuto in ostaggio all'ufficio postale di Winchmore Hill, North London. Per una volta, più a nord di casa mia.
Un posto talmente isolato che per andarci devo prendere un treno (Un treno, non la metropolitana. Quant'era che non prendevo un treno?).
Quando scendo dal treno mi aspetto di trovarmi in uno di quei posti con i graffiti sui muri e in cui cammini a testa bassa e senza incrociare lo sguardo di nessuno per paura di venire seguita e stuprata in qualche vicolo (sì, sono un pochino melodrammatica).

Invece mi ritrovo in questo grandissimo giardino con case grandi e pulite e tanti bar con i tavolini fuori, pochissime macchine e un sacco di bambini che giocano al parco.


North London è brutta, eh?
Il prossimo che mi dice una cosa del genere verrà malmenato e trascinato per i denti a Winchmore Hill.



Questo solo per dire: quando c'è da scoprire un posto nuovo è troppo facile cadere nella trappola e dare ascolto a chi, per eccezioni o per sentito dire, si è fatto già un'idea precisa.
"Milano è grigia"
"Dublino è cara"
"Venezia è sopravvalutata"

E invece dietro al luogo comune ci sono sempre, sempre un milione di vicoli da scoprire. E ne vale sempre, sempre la pena.





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