domenica 20 luglio 2014

Avvenimenti e scelte


Almeno una volta l'anno mi concedo di passare un paio d'ore a piangere guardando e riguardando il discorso di Steve Jobs a Stanford. Tutto di quel discorso mi fa piangere, soprattutto ora che ho letto la biografia di Jobs e capisco meglio di cosa parli e come dev'essere stata la sua vita. Difficile, piena di soddisfazioni, breve.

Ci sono tre o quattro frasi in particolare che mi piace ripetermi quando non mi sento un granchè. Ad un certo punto Steve Jobs parla del lavoro che sceglieremo di fare, e dice "il vostro lavoro occuperà una grande parte della vostra vita, e l'unico modo di essere davvero soddisfatti è fare un buon lavoro. E l'unico modo di fare un buon lavoro è amare quello che fate. Se non lo avete ancora trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi."

Io forse nella vita sono stata fortunata: a sei anni mi è stato improvvisamente chiaro che nella vita io volevo raccontare storie, e che nient'altro al mondo mi avrebbe resa felice ora che avevo questa consapevolezza. 
Però non è stata un'epifania, non è arrivata la manna dal cielo, non mi è caduto tutto addosso. Io l'ho scelto.
Ho finito di leggere "Harry Potter e la Pietra Filosofale" e mi era piaciuto talmente tanto trovarmi ad Hogwarts invece che a Morlupo, anche se solo per qualche ora, che ho deciso che avrei fatto quello nella vita, avrei scritto.

Non mi è capitato. L'ho scelto.

Mi guardo intorno e vedo una quantità sempre più elevata di gente che sembra non scegliere niente. Né lo stile di vita che fanno, né la carriera che inseguono, neanche gli amici. Sembra che tutto gli capiti. Loro non scelgono, loro subiscono. Non c'è niente di più terribile che subire la vita, senza mai prendere una decisione. Come se non bastasse, la gente che subisce sembra avere l'impressione di potersi lamentare di qualsiasi cosa gli capiti, perchè tanto mica l'hanno scelta loro.
Dare le colpe agli altri per cose che hanno direttamente a che fare con noi ha una data di scadenza, diventa inaccettabile dopo i 16 anni. Subite e non lamentatevi o agite e cambiate le cose.

E poi, sono abbastanza sicura che chi fa il dottore (o il regista, l'insegnante, il lottatore di Sumo professionista) non si è semplicemente svegliato una mattina e ha pensato: "però, sarebbe figo fare il dottore."
No, non va così. Bisogna sceglierlo.
Bisogna confermare la scelta ogni giorno. Bisogna continuare a sceglierlo anche quando il mondo ce la mette tutta per farti cambiare idea. Altrimenti che sapore avrebbe la vittoria? Altrimenti come si distinguerebbero quelli a cui le cose capitano e quelli invece che le cose le fanno capitare? Altrimenti come sapresti se una persona, quella cosa, la vuole veramente?

Ogni tanto faccio qualcosa di cui vado fiera, tipo smettere di fumare. Quando riesco nel mio obiettivo, mi sento un po' Dio: "Guardate quanto sono brava, ho smesso di fumare! Ditemi tutti che sono brava, perchè nonostante il nervosismo non ho ammazzato neanche una persona! Ditemi quanto sono brava!"
Va avanti così per un paio di giorni, e poi mi accomodo. Mi crogiolo nel fatto che ho fatto una cosa buona, e mi dimentico temporaneamente di tutte le altre quindicimila cose che dovrei fare prima di potermi dichiarare fiera di me stessa. 
Finchè non decido che può bastare, e improvvisamente mi rendo conto che
a) sono fiera di me per aver fatto una cosa che ha fatto un sacco di altra gente, e che nonostante sia una bella cosa, è alquanto fattibile e
b) ho perso un sacco di tempo sentendomi fiera e figa quando dovrei stare sgobbando come un maiale per arrivare agli obiettivi seri.

E' bello prendersi un paio di giorni di pausa da questo costante sentirsi rifiutata, sola e un po' fallimentare. E' anche vero che se non mi sentissi rifiutata, sola e un po' fallimentare difficilmente starei ancora stringendo i denti e andando avanti. 
Sto imparando a prendere le mie più grandi debolezze e ad usarle a mio vantaggio. 
Per il resto, stringo i denti e vado avanti. 
Continuo a camminare. Lo so dove voglio arrivare... lo scelgo tutti i giorni.





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