domenica 10 agosto 2014

Approcci maldestri di britannici sterotipati


Londra, da me soprannominata "no good-looking men's land", non è famosa per la sua alta concentrazione di bei ragazzi. Ero io quella che, prima di partire, si rincuorava dicendosi "ma sì, tanto a me sono sempre piaciuti un po' pallidi, con l'aria malaticcia, quindi a Londra non avrò problemi" (e segretamente poi mi raccontavo che se l'Inghilterra è riuscita a produrre uomini del calibro di Tom Hiddleston e Kit Harington, qualche figo da qualche parte dovrà pur esserci).

Dopo tre mesi qui, ho capito che mi sbagliavo. Non ci sono uomini, a Londra. 
Se avete mai visto Sex and the City ricorderete l'episodio in cui Samantha si lamenta della scarsezza degli uomini a New York, proponendo addirittura di ribattezzarla "Same York". Ecco, se Samantha Jones avesse abitato a Londra se la sarebbe data a gambe tempo fa, imbarcandosi perfino sul Titanic pur di scappare da quest'isola.

Ma la parte veramente triste di tutta questa ristrettezza di uomini è che quei pochi che ci sono, forti della loro esclusività, si sentono in diritto di approcciare qualsiasi ragazza vivente con tattiche che lasciano un po' a desiderare. Non lo dico perchè penso di essere particolarmente carina o di meritare in qualche modo le loro attenzioni, qui è più una cosa alla "ndo cojo cojo". Ad esempio:


Sabato, ore 13,30, Covent Garden
La sottoscritta si è scordata il pranzo a casa ed esce con cipiglio scuro (dicesi anche "rodimento di culo") dal supermercato, mangiando una barretta energetica appena comprata a grandi morsi.
"Scusa, tu!"
Qualcuno mi bussa sulla spalla, mi giro e vedo sto tipo, tutto trafelato, che ce l'ha proprio con me. Io, che c'ho la bocca piena di barretta energetica.
"Scusa, magari ti potrà sembrare un po' strana come cosa, ma ti ho visto passare e penso che tu sia molto carina"
(Nota del traduttore: ha detto proprio "cute". Che, per chi non lo sapesse, si usa maggiormente per descrivere acconciature, motivi floreali su carta da parati e cuccioli di San Bernardo. Non è proprio sto grandissimo complimento.)
Io, nel frattempo, continuo a masticare la mia barretta energetica.
Lui mi guarda aspettandosi una risposta.
Provo a parlare, ma finisco per sputacchiare pezzi di cereali da tutte le parti.
"Oh scusa, stai mangiando! Va bè, aspetto che finisci."
Ah, mica ti levi dalle palle, mi guardi masticare un boccone incredibilmente grande di barretta energetica con un sorriso ebete sulla faccia. Ottima mossa!
A fatica, deglutisco.
"Grazie" sorrido, e faccio per andarmene.
"Di dove sei?"
Perchè che io non sia inglese si vede lontano un miglio, e il mio "thank you" deve aver tradito un qualche accento.
"Italia"
"Sei italiana?" chiede incredulo "Ma sei così pallida!"

Emma riassume benissimo ciò che avrei voluto dire.


Continuo a sfoderare un sorriso educato mentre nella mia mente ho già elencato tre modi per ucciderlo. Vorrei fargli notare che dire a una ragazza che è pallida non è proprio una grande scelta, se stai cercando di rimorchiarla, ma riesco a contenermi.

"That's because I live in fuckin London."

Devo essere diventata brava a sorridere anche mentre dico cose terribili, perchè lui non fa una piega. Anzi, insiste. "Secondo te io di dove sono?"

Lo guardo bene, e capisco che ho trovato il primo essere umano che raccoglie tutti i possibili stereotipi negativi sui britannici:

  • barba e capelli rossi,
  • denti storti, ma storti veramente (e penso che ne manchino anche un paio)
  • totale mancanza di contatto visivo mentre mi parla
  • fa tanto lo spiritoso e cerca di farlo passare per sarcasmo, ma in realtà è semplicemente stronzo.


"Irlandese."

"Wow, sei brava a questo gioco!"
"Grazie." la mia faccia ormai è paralizzata nel tenere così a lungo la stessa espressione, il cosiddetto sorriso di cartongesso. Gli lancio un'ultima possibilità. "La mia band preferita è irlandese."
"Davvero? Chi?"
"Gli U2"
"Mmm, si... Io però non sono tanto un tipo da musica".

Se con il "sei così pallida" aveva perso punti, ora siamo arrivati proprio a livelli irrecuperabili. 
Ho cercato di svignarmela il prima possibile (e ci ho messo cinque minuti buoni).

Adesso, io dico, ma ve pare normale?
Capisco le differenze culturali, capisco i miei pregiudizi, però loro ce la mettono proprio tutta per meritarsi le prese in giro! In quale cultura dire a una ragazza che è pallida (e affermare "I'm not much of a music guy" di fronte a una che ti ha appena detto che le piacciono gli U2) è considerato efficacemente "provarci"?

Liberatami finalmente del fratello irlandese di Gargamella, mi avvio con il mio tramezzino e il resto della mia barretta energetica verso Seven Dials, una specie di monumento al centro di Covent Garden che è anche l'unico posto per sedersi in tutto il quartiere.
"Scusa, miss!"
Ecchecc...
Sfodero il mio fidato sorriso di cartongesso a tre ragazzi vestiti da TruceKlan con tanto di cappelletto, età indefinita tra i 15 e i 20 anni (e so che qualcuno dirà "proprio la fascia demografica che piace a te!" Ah. Ah. Ah. Grasse risate.)
"Dov'è Covent Garden?"
"Ci siete dentro."
I tre si guardano intorno, perplessi.
"Ma non c'è nessun giardino" obietta uno.
"Infatti "Covent Garden" è il nome della zona".
"Ah..." il tipo ci pensa un attimo, poi attacca: "Ma tu di dove s..."
"Gotta go. Bye!"






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