martedì 26 agosto 2014

Meno uno

Avevo programmato questa serata con attenzione da mesi: sapevo che avrei passato la vigilia del mio rientro a casa a letto, con un buon film, a farmi almeno 9 ore di sonno meritatissimo.
Non è andata proprio così.

La prima cosa che ho fatto appena tornata dal lavoro è stata riprendere il mio coinquilino per la sua Ice Bucket Challenge. Poi è arrivato il momento di cenare, che in questi casi equivale a finire qualsiasi tipo di cibo ancora commestibile che potrebbe andare a male prima del mio rientro. Ho cenato con un filone di pane.

Qualche imprevisto e due mal di testa dopo, ho ceduto: ho fatto pace con il fatto che la vigilia del mio rientro non sarebbe andata come avevo immaginato. Mi sono versata un bicchiere di Malibu (che poi sono diventati tre) e mi sono detta che tanto, una notte insonne in più o una in meno, non fa molta differenza.

Il mio lato ossessivo-compulsivo ha iniziato a farsi sentire. Presa dal panico, ho ricontrollato la valigia. Tra le cose che rischiavo di dimenticarmi c'erano il caricabatterie del telefono, il libro che sto leggendo e il mio discorso per il matrimonio. Ho telefonato al taxi che mi viene a prendere domattina alle 6, per confermare che mi sarebbe venuto a prendere domattina alle 6. Ho ricontrollato la valigia, e tra le cose che rischiavo di dimenticarmi stavolta c'erano le cuffiette. Ho bevuto un altro Malibu.

Ore 23:40.
Seduta di fronte al computer, moderatamente brilla.
In pigiama, con la stessa vitalità di un koala morto.
Stanca come se avessi lavorato 16 ore, avendone lavorate 9.
Emozionata. 


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