giovedì 7 agosto 2014

Mery Goes to Yoga

A tre mesi precisi dal mio arrivo in terra inglese, oggi inizio a sentirmi un po' più me.
Perchè io, amante della routine e degli orari prestabiliti al punto di essere sempre 3 minuti in anticipo a qualsiasi tipo di appuntamento, finora avevo fallito miseramente nel trovare la mia dimensione qui, a Londra.
In tre mesi non c'è stato un giorno in cui io sia uscita di casa sapendo come sarebbe andata la mia giornata o a che ora sarei rientrata. Questo ha causato non pochi squilibri al mio sistema nervoso, a cui piace tanto sapere le cose, così si regola di conseguenza.
Quando finalmente ho iniziato a lavorare, la bellezza di quattro giorni fa, è stato inevitabile riprendere il controllo di me stessa e ritagliarmi una sorta di routine. Non posso farci nulla, a me la routine piace, ci si sta bene dentro e mi fa pure sentire parecchio tranquilla.
Dal primo giorno ho iniziato a prepararmi i vestiti per il lavoro la sera prima, e a metterli sulla sedia, così evito di svegliare mezza casa mentre impreco la mattina perchè non ho niente da mettermi.
Dal secondo giorno ho iniziato a cucinare il pranzo per il giorno dopo, così non passo quaranta minuti della mia ora di pausa pranzo in fila da Marks & Spencer. E spendo meno.
Dal terzo giorno, mi sono iscritta in palestra.

Dopo tre mesi di burro d'arachidi, frappuccini e plum cake inizio a sentire il bisogno di portare le mie regali chiappe su un tapis roulant e bruciare qualche caloria. 
La mia palestra si chiama EasyGym (stesso font di EasyJet, stesso colore di EasyJet, stesso stile di EasyJet... salta fuori che è della stessa compagnia di EasyJet), e mi sono iscritta da casa per la modica cifra di £30, che comprendono accesso illimitato alla palestra e ai corsi, prenotabili online.
Io, fomentatissima e ansiosa di cominciare, cerco subito corsi per iniziare già oggi. Ce n'era solo uno ancora disponibile: yoga.
Mmmm.
Non era esattamente il corso faticoso e spossante che avevo in mente, ma va bene, magari miglioro un po' la flessibilità. 

Quindi oggi mi sono armata di buona volontà e sono andata in palestra a fare yoga.
La palestra è fichissima. Tre piani, decine di tapis roulant, cyclette e macchine, sala pesi gigante e spogliatoi fantastici. Per non parlare della vista bellissima, si vede tutta Londra, fino allo Shard. Questo lo so perchè la lezione di yoga era prevista per le 12:30, ma io ovviamente sono arrivata in palestra alle 12:08.
Dieci minuti prima dell'inizio della lezione mi convinco che è finalmente l'orario giusto per entrare nell'aula. Ci sono già tre persone, tutte donne, che fanno dei movimenti strani sui loro tappetini, tutte scalze.
Panico. Yoga si fa scalzi? Ma è igienico?!
Piano piano l'aula si riempie. Conto dieci, quindici donne. Nessuna di loro sembra avere i corpi snelli e flessuosi che mi immagino quando penso a una persona che pratica regolarmente yoga. Alcune stanno messe sensibilmente peggio di me. Alla fine, guardandosi intorno un po' impaurito, entra un uomo.
Classico inglese pallido di età compresa tra i 38 e i 45 anni. Le mie compagne di corso lo guardano con compassione.
"Si è perso? La sala pesi è di sopra." spiega una con fare comprensivo.
L'inglese pallido continua a guardarsi intorno per qualche secondo, poi finalmente parla.
"Qui è yoga, giusto?"
Tutte sorridono emozionate. Indovino che sia il primo uomo che abbiano visto entrare nell'aula di yoga da quando (mi dicono) è venuto uno dell'impresa di pulizie ad asciugare il pavimento allagato. E annamo bene.

L'inglese pallido diventa il mio vicino di tappetino, e sedendosi mi lancia una smorfia un sorriso tipicamente inglese che tradotto in parole diventerebbe qualcosa come "sono inglese, ergo sono fisicamente incapace di provare emozioni e quindi un vero sorriso è inconcepibile per la mia cultura".

L'istruttrice arriva, ci togliamo le scarpe (ahimé) e ci chiede di sdraiarci e "rilassarci per qualche secondo prima di iniziare la lezione".
Alzo scetticamente un sopracciglio. Lo sapevo che era una perdita di tempo, avrei dovuto aspettare domani per segnarmi a Insane Body Combat, altro che yoga.
Al rilassarsi qualche secondo, però, non si dice mai di no, quindi mi sdraio tranquilla.
L'istruttrice ci chiede di chiudere gli occhi e immaginarci su una spiaggia ai Caraibi, e io capisco subito che sta cercando di farci capire che se vogliamo avere il fisico giusto per stare sdraiate su una spiaggia ai Caraibi senza vergognarci dobbiamo lavorare sodo, quindi ci sta motivando per farci fare un'ottima lezione! Che genio questa donna, gli inglesi stanno avanti.
Lei continua: "ora immaginate di uscire dal vostro corpo, voi non siete il vostro corpo..."
Aspetta...
Eh no.
Allora non ci sta motivando. E' solo matta! Cioè io vengo in palestra per migliorarlo, il corpo, e tu mi dici di uscirne?

Alzo anche l'altro sopracciglio e provo a meditare (sì, ha veramente detto "meditare") per cinque minuti.
Ecco un elenco di cose a cui ho pensato mentre "meditavo":

Ma per "meditare" si intende "dormiveglia"?
Chissà se alle macchinette qui fuori vendono la Red Bull.
Se sta lezione è tutta così scrivo una lettera al presidente della palestra dicendogli che se vuole far passare sta cosa per "palestra" farebbe meglio ad aprire un coffee shop con musica new age e tipi con i rasta e organizzarci un paio di sessioni di yoga misto canne alla settimana.
Ma la gente, che fa quando medita? Cioè, non pensa proprio? Mesà che è davvero come il dormiveglia.
Se l'inglese pallido si addormenta e russa giuro, me ne vado.

"Ok, tutti pronti?"
L'istruttrice mi riscuote dalla mia profonda meditazione ed inizia quella che sarà una delle lezioni in cui ho sudato di più in vita mia. Le signore con il corpo non snello che dicevo prima, le mie compagne di corso, hanno sfoderato una flessibilità serpentesca contraendosi in modi che, sono sicura, il mio corpo non è fisicamente in grado di riprodurre. Io ero quella sul retro dell'aula con la faccia paonazza e la maglietta fradicia. Sono caduta due volte. Letteralmente. Nel senso che ero in una posizione talmente precaria che il mio equilibrio (già di per sé molto scarso) non ha retto e sono finita con la faccia per terra.
Magra consolazione: l'inglese pallido è caduto almeno quattro volte, la medaglia è sua.
Ad un certo punto l'istruttrice mi ha gentilmente permesso di mantenere la mia posizione semplice mentre il resto della classe faceva una cosa con un nome strano (ah, ecco, ogni posizione ha un nome, e queste se li ricordano tutti!) che io ero palesemente non in grado di fare.

A fine lezione sono scappata dall'aula più per la vergogna che per altro.
Mentre tornavo a casa, però, mi sono sentita veramente bene. Non soltanto perchè la mia vita sta riprendendo una sorta di routine e questo mi piace, ma anche fisicamente. 
Sarà che sta lezione di yoga mi ha pulito il chakra? (Che poi... qualcuno sa cos'è sto chakra?)

Fatto sta che mi sono iscritta anche alla prossima lezione di yoga.
E anche di Body Combat e Body Pump, per non farmi mancare niente.
Tanto è gratis!



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